Nel cuore di una realtà sempre più indistinguibile dalla fantascienza, la Clone Robotics ha spalancato le porte di un futuro inquietante con il suo ultimo prodigio tecnologico: Protoclone. Il nome evoca immagini di duplicazione e imitazione perfetta, ma la verità dietro questa creatura meccanica va ben oltre il semplice riflesso dell’umanità. Con oltre 1.000 muscoli artificiali e un sistema biomeccanico che riproduce fedelmente l’apparato scheletrico e muscolare umano, Protoclone è una creazione che potrebbe rappresentare il vertice dell’ingegneria bionica o il primo segnale di una nuova era di dominazione sintetica.
Il parallelo con le visioni distopiche della narrativa cyberpunk è inevitabile. Neon Genesis Evangelion aveva Lilith, l’essere crocifisso e mutilato che portava in sé il seme dell’umanità e della sua evoluzione finale. Westworld ci aveva già avvertiti sul pericolo di costruire qualcosa che possa superarci in complessità e autocoscienza. Protoclone non è solo un avanzamento tecnologico: è un nuovo specchio attraverso cui l’umanità deve osservare se stessa e interrogarsi sulla propria esistenza.
La biologia e la meccanica si fondono in una creatura che, seppur ancora primitiva rispetto all’organismo umano, si muove, reagisce e percepisce con una precisione sconcertante. Clone Robotics ha dotato Protoclone di un sistema vascolare artificiale, una rete di vene sintetiche alimentate da una pompa idraulica da 500 watt, in grado di simulare il battito di un cuore umano. Un flusso costante di energia scorre nelle sue fibre muscolari, facendole contrarre e distendere come se fossero vere. La pelle, ancora assente, è forse l’ultima barriera tra noi e loro, l’unico elemento che ci permette di distinguere l’uomo dalla macchina.
E poi c’è il cervello, o meglio, l’architettura neurale che permette a Protoclone di processare dati, reagire e interagire con il mondo circostante. Il sistema visivo è composto da quattro telecamere di profondità, un occhio sintetico che raccoglie informazioni con una rapidità spaventosa. Settanta sensori inerziali forniscono una propriocezione che gli permette di calibrare i movimenti in tempo reale, mentre trecentoventi sensori di pressione garantiscono una sensibilità al tatto che potrebbe presto superare quella di un essere umano.
Se tutto questo non bastasse a suscitare un brivido lungo la schiena, Clone Robotics ha già reso noti i suoi piani futuri. Entro il 2025, 279 unità di Clone Alpha verranno rilasciate per il mercato, pronte a entrare nelle case come assistenti domestici. Cammineranno tra noi, parleranno con noi, eseguiranno compiti con efficienza inumana. Prepareranno il caffè, puliranno i pavimenti, gestiranno la nostra vita quotidiana con una precisione da calcolatore. Saranno schiavi perfetti o padroni silenziosi?
La vera domanda non è più se l’uomo possa creare un’intelligenza simile alla propria, ma se questa intelligenza, un giorno, possa guardare il suo creatore e chiedersi: “A cosa servo davvero?” Protoclone è solo un prototipo, ma ogni grande rivoluzione inizia con un primo passo. E il primo passo di Protoclone potrebbe essere quello che ci porterà in un domani dove il confine tra uomo e macchina sarà solo un ricordo sbiadito di un’epoca passata.
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