Entra in vigore l’AI Act: un passo avanti per la tutela dei diritti digitali

Entra in vigore l’AI Act: un passo avanti per la tutela dei diritti digitali

Il 1° agosto 2024 è una data che segnerà la storia, non solo per l’Unione Europea, ma per il mondo intero. È il giorno in cui è entrato in vigore l’AI Act, la prima legge al mondo che regola l’uso dell’Intelligenza Artificiale. Un passo fondamentale verso un’era di maggiore responsabilità, trasparenza e sicurezza nell’utilizzo di tecnologie che, se non governate correttamente, potrebbero minacciare i diritti fondamentali e la sicurezza degli individui.

La normativa, adottata dall’Unione Europea, si fonda su un principio chiaro: classificare le tecnologie di IA in base al rischio che esse comportano. Non tutte le forme di Intelligenza Artificiale sono considerate uguali, e l’AI Act distingue tra sistemi a basso, alto e inaccettabile rischio. Per esempio, i sistemi che comportano rischi inaccettabili, come quelli di punteggio sociale e manipolatori, sono stati banditi senza possibilità di revisione, mentre quelli ad alto rischio, come quelli utilizzati in ambito giudiziario, nell’occupazione o nell’istruzione, sono sottoposti a rigorosi controlli.

Il 2 febbraio 2025 segna il momento in cui entrano in vigore i divieti su alcune pratiche di IA particolarmente problematiche, come il riconoscimento facciale non consensuale, la manipolazione comportamentale o l’uso di sistemi predittivi per la giustizia. Un altro importante passo avanti arriverà il 2 agosto 2025, quando entreranno in vigore le normative che riguardano le IA generative, come ChatGPT, e l’obbligo di trasparenza su tecnologie come i chatbot e i deepfake. Entro il 31 dicembre 2030, tutti i sistemi ad alto rischio dovranno essere conformi alle nuove regole.

I divieti sono chiari: l’uso di sistemi IA per raccogliere dati biometrici senza consenso o per manipolare il comportamento umano è assolutamente vietato. Ci sono anche restrizioni sull’uso del riconoscimento facciale in contesti che non siano strettamente necessari, come il controllo delle frontiere o per la prevenzione di reati gravi. Inoltre, la cosiddetta “social scoring”, che classifica le persone in base al loro comportamento sociale, è un’altra pratica che l’AI Act proibisce categoricamente.

Le sanzioni per il mancato rispetto della legge sono severe: le violazioni possono comportare multe fino a 35 milioni di euro o il 7% del fatturato annuo globale di un’azienda. Per le infrazioni meno gravi, le multe possono comunque arrivare fino a 7,5 milioni di euro o all’1% del fatturato. Questi divieti e le relative sanzioni sono stati stabiliti per garantire che l’Intelligenza Artificiale venga usata in modo responsabile, a beneficio della società e non per danneggiarla.

In Italia, la legge è supportata da agenzie locali che ne garantiranno l’attuazione. L’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) si occuperà della promozione e definizione delle procedure di conformità, mentre l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) sarà responsabile della vigilanza, inclusi i controlli ispettivi e le sanzioni.

Con l’AI Act, l’Unione Europea non solo si pone come leader nella regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale, ma dimostra un impegno concreto per costruire un futuro in cui la tecnologia supporti l’umanità, rispettando i suoi valori fondamentali. Siamo appena all’inizio di questa trasformazione e, mentre le normative si evolvono, l’attenzione resta focalizzata sul trovare un equilibrio tra innovazione e protezione dei diritti dei cittadini.

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