La Corea del Sud guida la rivoluzione robotica: tra innovazione, urbanizzazione automatizzata e sfide etiche

La Corea del Sud guida la rivoluzione robotica: tra innovazione, urbanizzazione automatizzata e sfide etiche

La Corea del Sud si conferma leader globale nel settore della robotica, con una densità di robot industriali che ha raggiunto livelli senza precedenti: 1.012 unità ogni 10.000 lavoratori nel comparto manifatturiero, oltre sei volte la media mondiale. Tale primato è il risultato di un’intensa strategia nazionale, incentrata sull’integrazione delle tecnologie più avanzate, tra cui intelligenza artificiale e sensori intelligenti, nell’industria e nella vita quotidiana.

Il governo sudcoreano ha annunciato investimenti pari a 3 trilioni di won (circa 2,3 miliardi di dollari) da destinare al settore robotico entro il 2030. Tali risorse saranno impiegate in collaborazione con l’industria privata, con l’obiettivo di rafforzare la competitività e promuovere la robotica quale settore strategico nazionale.

L’adozione massiva di robot risponde anche a pressanti esigenze demografiche, come l’invecchiamento della popolazione e la decrescita del tasso di natalità. Le industrie dell’elettronica e dell’automotive risultano le più coinvolte, con circa 25.000 nuovi robot consegnati nel solo 2022. I dati confermano una tendenza in costante crescita, con l’intento di garantire una produttività sostenibile in uno scenario globale sempre più competitivo.

A supporto di tale sviluppo, il governo ha progressivamente potenziato il proprio impianto normativo e istituzionale. Il punto di svolta è rappresentato dalla promulgazione, nel 2008, della Intelligent Robot Development and Promotion Act, che ha formalmente riconosciuto la robotica come industria chiave per il futuro del Paese. Da quel momento, la Corea del Sud ha registrato un tasso di crescita medio annuo del 21% nel settore.

Nel 2010, la creazione del Korea Institute for the Advancement of Robotics Industry (KIRIA) ha segnato l’avvio di una fase strutturale di sostegno pubblico, con un budget annuale di circa 20 milioni di dollari per attività di standardizzazione, formazione, informazione e infrastruttura.

Tra i progetti più emblematici vi è Robot Land, un centro di ricerca e sviluppo tecnologico situato nella città di Incheon. Il complesso si estende su 400.000 metri quadrati e ospita laboratori, un polo accademico specializzato, residenze, aree commerciali e persino un parco a tema, configurandosi come una vera e propria città dedicata alla robotica.

Il governo sudcoreano non ha limitato l’adozione dei robot al solo settore industriale. A fine 2023, infatti, è entrata in vigore una nuova normativa che consente ai robot pedonali di operare negli spazi pubblici urbani. Questi dispositivi, destinati principalmente alla consegna di beni e al pattugliamento, devono rispettare requisiti specifici: peso inferiore ai 500 kg, velocità massima di 15 km/h e certificazione di sicurezza, ottenibile tramite un test articolato su 16 criteri.

Parallelamente, sono in fase di implementazione strumenti assicurativi specifici e l’istituzione di un ente certificatore. L’obiettivo delle autorità è quello di favorire un’integrazione progressiva e sicura di questi sistemi nella quotidianità urbana.

Tuttavia, l’espansione della robotica solleva interrogativi di natura etica e sociale. Lo scorso 27 giugno, un robot impiegato presso il municipio di Gumi, noto come GumiBot, è stato trovato privo di funzionamento alla base di una tromba delle scale. Il dispositivo, operativo da circa un anno, lavorava oltre 50 ore settimanali in attività amministrative e informative. Alcuni dipendenti avevano segnalato anomalie comportamentali nei giorni precedenti l’incidente. Le autorità locali hanno aperto un’inchiesta per accertare le cause dell’accaduto, che ha acceso un dibattito sul trattamento riservato ai robot impiegati in ambito civile.

A livello militare, la Corea del Sud ha recentemente rafforzato la collaborazione con gli Stati Uniti attraverso esercitazioni congiunte che hanno visto l’impiego di cani robotici da combattimento. Le manovre, svoltesi a marzo a Paju, nei pressi del confine con la Corea del Nord, hanno coinvolto 370 soldati in simulazioni di operazioni sotterranee. I robot, dotati di strumenti di saldatura ed esplosivi telecomandati, sono stati utilizzati per disattivare sistemi vitali nei tunnel. Le forze armate sudcoreane hanno dichiarato che tali dispositivi consentono di ridurre il rischio per il personale umano, fornendo al contempo dati in tempo reale. L’esercitazione si è svolta in un clima di crescente tensione nella penisola coreana, aggravato da un recente incidente a fuoco vivo e dal successivo lancio di missili da crociera da parte di Pyongyang. Il governo nordcoreano ha inoltre reagito negativamente all’arrivo di un aereo statunitense a capacità nucleare e ha respinto la richiesta del G7 di avviare un processo di disarmo, definendola “ambizione anacronistica”.

La Corea del Sud continua così a posizionarsi come avanguardia mondiale dell’innovazione tecnologica applicata alla vita civile e alla difesa, ma la portata di questa transizione richiede un’attenta riflessione su modelli di convivenza tra uomo e macchina, su cui il dibattito resta ancora aperto.

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